Inquietudine, movimenti irrequieti nella notte. I muscoli sussultano e il sudore copioso bagna la mia pelle. La testa scoppia, il dolore, preciso e ritmato come il respiro, pulsa nel cervello. Mi guardo allo specchio, temo me stesso. Non la mia immagine, ma ciò che rappresento, temo i miei penseri, temo ciò che sarò. Non faccio progetti per il futuro, vivo il futuro quando si presenta. Cos'è la vita se non un eterno istante che non è stato e non sarà? Qualsiasi scelta, qualsiasi parola, qualsiasi azione è unica e irripetibile, ogni volta che qualcosa viene fatto è perso, ogni volta che creiamo distruggiamo, ogni volta che facciamo qualcosa eliminiamo tutto ciò che in potenza si sarebbe potuto fare. Cosa se ne può dedurre? Che il mondo, la vita e lo stesso esistere sono un lento e inesorabile processo distruttivo. Questo è male? Non necessariamente. E' solo consapevolezza. In fondo a noi sappiamo che il mondo è come appare, che la vita è vita e che a poco serve fare speculazione sulla vera natura dell' esistere. Dunque va tutto bene, tutto continua a scorrere, anche se una leggera sensazione di malinconia persiste nel mio animo, ma la convivenza non mi turba, sono felice di vivere, nonostante sappia che vita e morte niente sono se non due fasi dello stesso processo degenerativo. Parole come stelle che cadono, musica di uno spirito turbato, nasco per morire, muoio per dare la vita.
tommaso ciofi
pubblicato il 05.06.2007 [Poesia]