Piove, lo sento, mi piace. Piove, barocca concezione dello spazio, l' acqua riempie il vuoto della città. Sono composito e vedo, vedo il colosso che si erge sulla strada toccando il cielo con la sua mano senza dita. Si muove, il rumore dei suoi passi è coperto da quello della pioggia. Va verso l' orizzonte, cade, si rialza, sparisce nella nebbia densa e grigia. La città è vuota, io la guardo affacciato alla finestra. A un tratto una sagoma, si muove ed è veloce, non la distinguo, è un ombra, è malvagia, la sento ridere e sparire nel buio di questa notte. Non capisco, chi sono queste figure? I pensieri si interrompono alla vista di una luce. Viene da una finestra, vedo un uomo che scrive a lume di candela, ha la barba lunga e incolta, le rughe sul suo viso testimoniano un esperienza antica. Sbadiglia, soffia sulla candela. Buio. Silenzio, solo la pioggia riempie i miei sensi. Guardo nel cielo, vedo due rondini fluttuare flessuose sotto l' acqua che ancora più belle rende le loro piume, volano insieme, sono l' una emula dell' altra. Volontà, ingenua e determinata. Oscurità, parte maligna dell' esistere. Saggezza, luce della vita. Amore, che anche sotto la pioggia crea sintonia, che i problemi rafforzano, come l' acqua con le ali. Sorrido, conscio di aver capito ciò che da sempre conoscevo.

tommaso ciofi pubblicato il 05.06.2007 [Poesia]