Caldo, una giornata estiva, un urlo, un rantolo lungo spezzato, il silenzio.
Esce dal piccolo bagno situato nell'ex asilo del paese, i suoi dieci anni corrono all'aperto, verso la corte, i vicini accorrono dalla porta accanto: Franco il fattore ha ucciso il maiale,
L'odore del sangue dell'animale sgozzato si mischia al sudore di corpi agitati che attendono il lavoro prossimo: spelare, squartare, tagliare e disossare il porco.
I bambini corrono allegri imitando urla e rantoli di morte, capriole e scivolate sull'erba secca del prato arso dal sole, secchiate d'acqua, tirate con bracciate possenti dal pozzo, si rovesciano addosso dando refrigerio,
I quarti della bestia passano veloci dalla stanza piastrellata di bianco al tavolone di marmo chiaro sotto il fienile, le lame si affilano con movimenti rapidi contro coti di pietra consumata dal tempo e dall'uso, il vecchio secchio di ferro zincato tracima sangue rosso pronto a diventare, al caldo del fuoco di legna, budino da consumare con cipolle fritte.
Le prime bottiglie di vino stappate, bicchieri che si svuotano tra il taglio di un muscolo ed il disosso del costato, voci adulte coprono strilli infantili, ordini perentori muovono braccia arrossate del caldo e dagli umori della carne, mani femminili tagliano bocconi che, fagocitati dal tritacarne, escono insaccati in grasse budella.
Cala la sera.
maurizio caregnato
pubblicato il 04.02.2009 [Testo]